lunedì 19 novembre 2012

"Mad in Italy: Quando le follie danno vita ai sogni": Maria Rocco


Torna a rubrica "Mad in Italy: Quando le follie danno vita ai sogni" e stavolta abbiamo intervistato Maria Rocco, scrittrice lucana di adozione napoletana. Maria  ha risposto alle nostre domande, raccontandoci il suo libro "Il Nipote di Monsignore", romanzo edito dalla 0111 edizioni.

MARIA ROCCO 

IL NIPOTE DI MONSIGNORE




Come nasce la sua passione per la scrittura
Nasce da bambina. Sono sempre stata, fin da piccolissima, una grande lettrice. I libri sono sempre stati i miei regali preferiti. Come tutti i lettori appassionati mi è sempre piaciuto molto scrivere, anche se, fino a poco tempo fa, tenevo per me tutto quello che scrivevo.

Mi descriva con tre parole il suo romanzo
amore, passione e tradimento.

Associ al suo romanzo un colore
Non c’è dubbio : rosso.

Associ al suo romanzo uno dei cinque sensi
Vista. Ne libro si dà molta importanza ai sentimenti che traspaiono dagli occhi e dagli sguardi

Perché dovrei acquistare il suo libro
 Questa è una domanda difficile. Quando entro in una libreria mi piace moltissimo aggirarmi tra gli scaffali fino a quando trovo il libro che “mi chiama”. Difficilmente mi delude. Deve acquistare il libro solo chi si sente “chiamato” e attirato da esso.

MaidinItali vuole unire con un gioco di parole la cultura araba a quella italiana che valore dà lei alla multiculturalità?
 Una società fondata sul rispetto della multiculturalità, naturalmente basta sul rispetto reciproco,  non può che crescere ed evolvere in meglio. E’ una grande opportunità di arricchimento. Bisogna solo saperla cogliere. La scuola può fare moltissimo in questo senso

Biografia
Maria Rocco, lucana di nascita, dopo aver conseguito la maturità classica, si è trasferita a Napoli, dove si è laureata in Biologia e dove vive tuttora. Lavora nel settore informatico. Sposata, due figli, da sempre appassionata alla lettura, “Il nipote di Monsignore”  è il suo primo romanzo.

Sinossi
 E’ la storia di un grande amore tra due ragazzi di estrazione sociale diversa che ha come teatro la Lucania degli anni ’50. Lei, Lola , figlia di contadini, destinata al massimo a fare la sarta;Lui, Alberto, nipote del Monsignore del paese, liceale, destinato a diventare medico ed a sposare una ragazza di buona famiglia. Nonostante fra i due ragazzi non ci sia mai stato niente più di un sentimento platonico tenacemente tenuto a bada, il paese tutto li tiene d’occhio e, per qualche tempo, essi sono oggetto di ghiotti argomenti di discussione. Alberto, finito il liceo, si trasferisce a Roma per frequentare l’Università. Lola sposa Giovanni, figlio della sarta presso la quale lavora come apprendista. Il paese tira un sospiro di sollievo: nessun ordinamento sociale è stato violato. Ma il destino ha in serbo delle sorprese.
Il Paese, finita la guerra, è in ginocchio: non c’è lavoro, non c’è speranza per il futuro. Giovanni, per garantire un avvenire più tranquillo a Lola ed alla piccola Angela nata nel frattempo, decide di emigrare negli Stati Uniti; lo stesso giorno della partenza di Giovanni, Lola e Alberto si incontrano casualmente nei pressi del porto di Napoli.
 Inizia così una storia fatta di pochissimi e travolgenti incontri e di mille e mille lettere attraverso le quali il loro amore si nutre e mette radici sempre più profonde. Ma qualcuno comincia a notare qualcosa: le voci sul conto di Lola e Alberto riprendono vigore. Nell’aprile del ’52 i due ragazzi si incontrano a Potenza. E’ il loro ultimo incontro, ma ancora non lo sanno.











giovedì 11 ottobre 2012



L’istituto Fellini, Scuola superiore paritaria di cinema, televisione e comunicazione in collaborazione con MaidinItali – Management creativo

Presenta

 “Campus Fellini Napoli “: un nuovo progetto contro la dispersione scolastica”

Lunedì  15 ottobre ore 1130
“Fondazione Valerio per la Storia delle Donne” - Vico Luperano, 7- 80135 Napoli


Partecipano:
On.le Angela Cortese - Consigliere Regionale della Campania
Preside  Anna Mazzarella- Istituto tecnico industriale statale F.Giordani Napoli
Fabrizio Luongo - Segretario Casartigiani Napoli
Gian Stefano Mandrino – Direttore di produzione dell'Istituto Fellini
Oriana De Iulio e Giusi Cigni   - Referenti in Campania dell'Istituto Fellini
Massimiliano Gallo – Responsabile laboratorio teatrale di Campus Fellini – Napoli

Modera:  Carlo Porcaro

L’Istituto Fellini Scuola secondaria paritaria per il cinema, la televisione, lo spettacolo e la comunicazione, con sede a Torino in collaborazione con l’Associazione culturale ‘MaidinItali- Management creativo’presenta  la conferenza “Campus Fellini Napoli: un nuovo progetto contro la dispersione scolastica” che si terrà a Napoli lunedì 15 ottobre alle ore 1130 presso la Fondazione Valerio per la storia delle donne in Vico Luperano, 7 (spalle Piazza Dante). I percorsi di formazione personalizzata sono rivolti a quanti per vari motivi vogliano completare gli studi al termine dei quali è possibile conseguire il diploma di scuola secondaria di secondo grado come Tecnico dell’industria audiovisiva (con possibilità di specializzazione in produzione, documentaristica, comunicazione o espressione artistica), che permette l’accesso a tutte le facoltà universitarie. MaidinItali – Management Creativo, partner ufficiale in virtù di apposito protocollo d’intesa, utilizza il metodo elaborato e sperimentato dall’Istituto Fellini attraverso un corso di area video-cinematografica che è articolato in materie curriculari e materie di indirizzo. I “Percorsi personalizzati” si prefiggono innanzitutto il recupero della dispersione scolastica, un fenomeno estremamente variegato e complesso: è presente nei Paesi ricchi e industrializzati, come nei Paesi più arretrati. Cambiano le motivazioni e le manifestazioni, ma la dispersione è presente in molte realtà territoriali. Nella nostra regione, purtroppo, l'insuccesso scolastico si accompagna all'avvio precoce al lavoro o al reclutamento nelle file della manovalanza criminale. Ricordiamo che sono quasi 114.000 i ragazzi e le ragazze fra i 14 e i 17 anni in Italia che, spesso dopo  ripetute bocciature, una frequenza discontinua, cambi di classe o scuola, arrivano all’estrema decisione di chiudere con gli studi e qualsiasi attività di formazione.A Napoli sono 1.283 i minori - 623 maschi e 660 femmine - che hanno  messo da parte prematuramente i libri e che non vanno più a scuola. Di questi ben 194 pari al 15,1% sono bambini della scuola primaria. 770, pari al 60%, sono di scuola secondaria di primo grado, 319, pari al 24,9% di scuola secondaria di secondo grado. E sono proprio queste percentuali che ci spingono ad affrontare questo problema, proponendo i nostri “Percorsi personalizzati” contro quella dispersione scolastica che,  nelle molteplici forme della evasione, della mortalità, dell'abbandono, in una parola l'insuccesso formativo, è una delle realtà più perniciose per la scuola e per la società.
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lunedì 23 luglio 2012

OFFERTA DIDATTICA: CORSO MONOGRAFICO FOTOGRAFIA


1. Scopo del corso
Il corso è rivolto a tutti coloro che si avvicinano per la prima volta al mondo della fotografia, o a chi già possiede alcune nozioni e vuole avvicinarsi al mondo del digitale. Le lezioni verteranno su: lo strumento di ripresa ed il suo utilizzo con riferimento sia all’analogico che al digitale e le loro differenze principali.

.2. Date e durata       
Data di inizio: in ragione della particolare modalità didattica, con il quale vengono presentati gli argomenti, è possibile accedere al corso in ogni periodo dell’anno.

Durata:
modalità A – 24 ore, otto lezioni, da tre ore, distribuite nell’arco temporale di un mese, nei giorni di martedì e mercoledì.
modalità B: – 24 ore, sei lezioni da quattro ore, distribuite nell’arco temporale di due mesi, nei giorni di martedì o mercoledì.
Durata totale del corso: 24 ore.

3. Frequenzamodalità A: due volte la settimana (martedì e mercoledì)
modalità B: una volta la settimana (Martedì o mercoledì )

4. Orario
modalità A: dalle ore 9.00 alle ore 12:15 (15’ di intervallo) o dalle 16.00  alle 1915
modalità B: dalle ore 09:00 alle ore 13:15 (15’ di intervallo)







5. Programma
Cenni sulla fotografia analogica e digitale
Analisi di una Reflex: differenze tra le camere
Inquadratura: campi e piani
Strumenti: tipi di ripresa, i pixel, la risoluzione, le memorie, i sensori
L’obiettivo: caratteristiche, lunghezza focale, messa a fuoco, grandangolo, teleobiettivo
Il diaframma
L’otturatore
La luce: naturale – artificiale
Esposimetro: tipi di esposimetro, metodi di lettura
Le pellicole: classificazione, caratteristiche, formati
Il flash: generalità sul flash, modo automatico, modo TTL, modo manuale
Archiviazione materiale
 E’ rilasciato, al termine del corso, un attestato di frequenza.

giovedì 19 luglio 2012

"Mad in Italy: Quando le follie danno vita ai sogni": Francesca Sifola


Torna a rubrica "Mad in Italy: Quando le follie danno vita ai sogni" e stavolta abbiamo intervistato Francesca Sifola, scrittrice napoletana di adozione romana. Francesca  ha risposto alle nostre domande, raccontandoci il suo libro "Dietro le spalle", romanzo edito dalle Edizioni Sabinae.

Francesca Sifola

"Dietro le spalle"




Come nasce la sua passione per la scrittura
Onestamente non glielo sò dire. Forse nasce prima di me quando ero una ragazzina e trovandomi di fronte alla realtà che mi circondava mi sono quasi sentita in dovere di fotografarla, in qualche modo riprodurla di nuovo; e così è nato il mio primo romanzo a diciotto anni "La scatola bucata". La realtà è il mio vero stimolo, come molti altri mi mette a disagio ed allora io devo analizzarla attraverso la scrittura, un po sognando ma anche realisticamente come accade, appunto nel mio ultimo testo "Dietro le spalle", dove c'è un analisi dell'individuo e del suo rapporto con la realtà in cui è calato e dove vive; si va dal personale al pubblico che poi diventa intrigo. Quindi posso dire che sono nata per la scrittura il mio merito è quello di averlo riconosciuto e di essermi dedicata ad essa. 

Mi descriva con tre parole il suo romanzo 
Le sembrerà strano, ma io scelgo questi tre aggettivi: altruista, ironico e possessivo. Altruista perché è un testo in cui l'individuo va verso se stesso per andare verso gli altri, anche perché, e non dirò altro, il protagonista diventerà nel tempo una sorta di guida. Poi ironico da non confondere con sarcasmo. Ed infine possessivo, perché mi piace immaginare questo libro come un dono per tutti gli esseri umani, anche perché ambientato in un preciso periodo storico ovvero negli anni che vanno dal 2000 al 2012. 

Associ al suo romanzo un colore
Nel mio libro, come poi del resto anche in altri, noi assistiamo ad un vero e proprio excursus dell'anima umano, io lo definirei un passaggio e quindi è difficile focalizzarsi su di un solo colore. Ce sono tanti e in tutte le loro sfumature, diciamo che si passa dal rosso all'azzurro, al bianco alla leggerezza. Mi piace definirlo un vero e proprio arcobaleno. 

Associ al suo romanzo uno dei cinque sensi
Bella questa domanda. mi piace l'idea di associare il mio libro alla vista, ma una vista ampia e totale a 360 gradi che includa anche l'anima.  Mente e anima non staccate, non separiamole mai perché fn'ora le cose non sono andate per nulla bene e ciò non ha portato a nulla. 

Perché dovrei acquistare il suo libro
Perché come ho detto prima il mio libro è altruista. E' fondamentale il rapporto con il pubblico, analizzare le reazioni di chi acquista e legge il mio libro. Alcune reazioni sono sincere altre meno. quello che mi rende maggiormente felice è quando qualcuno, dopo aver letto un mio scritto, mi dice che gli è stato d'aiuto per uscire dalla depressione, questo mio ultimo lavoro è ancor di più centrato sul rapporto dell'uomo con l'esterno, di più rispetto al passato. 

MaidinItali vuole unire con un gioco di parole la cultura araba a quella italiana che valore dà lei alla multiculturalità?
Ho sempre un pò di timore nei confronti di queste domande, sopratutto oggi. In primo luogo credo sia opportuno dare il giusto peso alle parole come appunto "valore", spesso abusato come termine e depauperato del proprio significato. Ci sono termini come interculturalità, globalizzazione che in teoria sono termini molto positivi ma poi nei fatti vengono alterati ed usati per creare mercato, perché in questa rete di relazioni umani al centro deve esserci sempre l'individuo altrimenti si rischia la speculazione e la strumentalizzazione. Il mondo cambia, evolve  e si creano razze nuove ma poi fondamentale è  l'interanima, l'unica capace di dare un' essenza alle cose.


L'autrice
 Francesca Sifola, nata a Napoli ma da tempo, ormai, di adozione Romana, Francesca Sifola ha scritto anche i racconti brevi "Luna Park" (2002) ed altri 4 romanzi: "Sogno" (Graus editore, 2004), premio Emily Dickinson nel 2005; " Tempo senza maschera" ( Graus editore 2004); "Scene di scrittura" (Graus editore 2006); "La scatola, bucata" ( edizioni Sabinae 2010) con cui ha vinto il premio internazionale Antonio de Curtis.


Sinossi
Partendo da una trama non strettamente di genere l’autrice ci porta, inaspettatamente, tra le maglie di un intrigo nel mondo dell’arte. Un giallo? Non nel senso classico del termine, ma che d’un tratto porta il  lettore nel  centro di un intreccio che ne assume le connotazioni. Si potrebbe dire che le immagini dell’intrigo in cui si trovano inavvertitamente i protagonisti, non vengono esposte a una narrazione dettagliata, ma a una veloce  esposizione, come dei fotogrammi. L’elemento descrittivo cede il passo  all’incisività  dell’intreccio  complessivo  dove i  personaggi sono esposti a  trame di vita di cui l’uomo del nostro secolo è spesso inconsapevole Un  percorso di  idee e  azioni che, “costruite dietro le spalle” di  tutti, possono operare e per il Bene e per il Male.

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martedì 10 luglio 2012

Campus Fellini a Napoli


“Percorsi di formazione personalizzata per il cinema, la televisione, lo spettacolo e la comunicazione”

I percorsi di formazione personalizzata sono rivolti a quanti, già impegnati in attività lavorative o che non possono frequentare regolari lezioni scolastiche per vari motivi, vogliano completare gli studi o creare un iter nuovo e personalizzato al termine del quale sia possibile conseguire il diploma di scuola secondaria di secondo grado, come Tecnico dell’industria audiovisiva ( con possibilità di specializzazione in produzione, giornalismo o espressione artistica), che permette l’accesso a tutte le facoltà universitarie.
I percorsi iniziano in Settembre e terminano a Giugno con gli esami di profitto o di maturità.







MaidinItali – Management Creativo, partner ufficiale utilizza il metodo elaborato e sperimentato dall’Istituto Fellini: un percorso, un Tutor personale che permette di ottenere la Maturità, attraverso un corso di area video cinematografica che è articolato in materie curriculari:

Italiano
Storia 
Inglese 
Matematica/Informatica 
Ed Fisica
Biologia
Diritto
Religione o Economia della Comunicazione 
Fisica ed Elettronica 

e materie di indirizzo:

Teatro e recitazione 
Linguaggio Audiovisivo 
Progettazione Audiovisiva Regia e sceneggiatura
Ripresa illuminotecnica direzione fotografia
Montaggio 
Audio
Musica 
Comunicazione Visiva Scenografia
Storia dell’Arte e del costume



Il corso si conclude con la Maturità di Tecnico dell’Industria audiovisiva, con cui si può accedere a qualsiasi Facoltà universitaria.

I “Percorsi personalizzati” si prefiggono innanzitutto il recupero della dispersione scolastica ma sono aperti anche alle esigenze formative e culturali dell’adulto e del lavoratore ed alle necessità professionali degli enti pubblici, delle aziende private e del territorio
per info:
Responsabili segreteria: Dott.ssa Oriana De Iulio e Dott.ssa Giusy Cigni
3395080738; napoli@campusfellini.com 

mercoledì 4 luglio 2012

Mad in Italy: Quando le follie danno vita ai sogni - Intervista ad Antonietta Usardi


 

 
Torna la rubrica la rubrica "Mad in Italy: Quando le follie danno vita ai sogni" e stavolta abbiamo intervistato Antonietta Usardi, giornalista milanese. Antonietta ha risposto alle nostre domande, raccontandoci il suo libro "Morire dal ridere", romanzo edito dalla O111 edizioni.

Antonietta Usardi

"Morire dal ridere"





  • Come nasce la Sua passione per la scrittura

Scrivere è una passione che viene da lontano. Quand’ero piccola trascorrevo molto tempo nella nostra casa in campagna e avendo pochi coetanei con cui giocare, inventare storie per me era un modo di passare il tempo e diventare di volta in volta, un pirata, un fantasma, una principessa imprigionata in un castello. Diciamo che da allora ci ho preso gusto e non ho mai messo.
Ciò che amo dello scrivere è la possibilità di riordinare le idee, sciogliere i nodi, mettere a posto i pensieri.
Senza considerare che la scrittura offre un grande privilegio e potere: la possibilità di creare un magico universo su misura, dove ogni cosa è esattamente nel posto desiderato.
È una sensazione splendida.

  • Mi descriva con tre parole il suo romanzo

Più che descriverLe il mio libro in tre parole, posso dirle come mi piacerebbe lo descrivessero gli altri: divertente, ironico ed ottimista. Si può parlare di suicidio e morte senza necessariamente pensare a storie tristi e malinconiche.
Un vecchio adagio recita: “chi ha il coraggio di ridere sarà padrone del mondo”…e allora facciamocela questa risata.

  • Associ al Suo romanzo un colore

Considerato l’argomento- un negozio per suicidi ed un bambino tanto tanto ottimista, il colore più adatto è senz’altro un bel rosso carminio, è il colore della passione e della vita. Non siamo forse fatti di carne e sangue?

  • Associ al Suo romanzo uno dei cinque sensi

Difficile sceglierne uno solo, possiamo metterli tutti e cinque? In fondo il mio vuol essere un invito a vivere la vita fino in fondo, senza compromessi, con gli occhi aperti, le braccia spalancate, pronti ad accogliere tutto quanto possa offrirci, senza sconti e senza paura.
Una vita così va vissuta con tutti e cinque i nostri sensi.

  • Perché dovrei acquistare il Suo libro

Perché no? Scherzi a parte, acquistare un libro, ancora di più se di un autore poco conosciuto, è un gesto di fiducia. Un gesto di fiducia che mi riempie di orgoglio: qualcuno crede nel mio lavoro, condivide le mie idee, posso renderlo partecipe del mio mondo e dei miei pensieri.
Chiunque decida di leggermi mi fa un grande regalo,
o forse semplicemente è attratto dalla copertina o dalla storia che si desidera raccontare.
  • MaidinItali vuole unire con un gioco di parole la cultura araba a quella italiana. Che valore da' Lei alla multiculturalità?

Nel mondo in cui viviamo, la multicultaralità è un valore indispensabile.
Dei 60 milioni di italiani che l’Istat calcola nei suoi registri, la percentuale di cittadini stranieri è pari al
Pensare ad una società che non li consideri, li pretenda assimilati, sarebbe ridicola ed inattuabile, un gesto di doverosa responsabilità.
Senza contare che la diversità produce arricchimento, nuove idee, nuove visioni del mondo.
Ogni persona ha un proprio background, proprie tradizioni, propri desideri, proprie aspirazioni, quel quid, insomma, che ci rende unici ed imitabili, sprecare una tale possibilità di confronto e di conoscenza sarebbe un vero peccato.
Naturalmente accoglienza non significa “calare le braghe”: siamo italiani, abbiamo una nostra storia, non va accontonata e messa in un angolo.
Per fare un esempio, pur non essendo cristiana praticante, per esempio, li voglio i crocefissi nelle scuole e negli ospedali, certa che un simbolo religioso non offenda proprio nessuno.
Ed anziché non far festeggiare il Natale o la Pasqua a scuola ai bambini, perché le altre etnie potrebbero offendersi, non sarebbe meglio festeggiare sia le nostre sia le altrui feste, insegnando così ai bambini il vero valore della condivisione?



L'autrice


 

 
Antonietta Usardi è nata e vive a Milano, dove lavora come giornalista.
Fosse per lei passerebbe la vita in viaggio da un continente all’altro, ma per il momento si occupa di un magazine dedicato alla città di Milano (www.milanomagazine.wordpress.com), per il quale in autunno sono previste grandi novità.
Morire dal Ridere” è il suo secondo    romanzo.




Sinossi



Volete Morire dal Ridere? Attenzione alla risposta, perchè potrebbe avere qualche risvolto inaspettato: ad esempio potreste essere trascinati nel cuore della Chinatown milanese, alla scoperta di un negozietto per suicidi.
Sì, avete capito bene. Pistole, cappi, coltelli, dolciumi avvelenati e fialette tossiche dai nomi improbabili, la scelta è vastissima. Vincent e Amelia da anni gestiscono questa rispettabilissima bottega degli orrori, e grazie alla funerea cordialità e alla tetra afflizione che li contraddistingue sono diventati dei veri professionisti nell’accompagnare i propri clienti all’estrema ora.
Ma cosa succede se in una soleggiata mattina autunnale la loro pace – per non dire depressione – domestica viene interrotta dall’arrivo di un inaspettato intruso? Irriducibile amante della vita, dei colori e dei sorrisi, il piccolo Robespierre è stato abbandonato proprio sulla porta di casa dei suoi zii, pronto a creare scompiglio.

sabato 16 giugno 2012

MaidinItali presenta : "Dietro le spalle" di Francesca Sifola


Grazie allo charme, alla simpatia, continua il successo del libro 'Dietro le spalle' di Francesca Sifola edito da Edizioni Sabinae. L'autrice incontra il suo pubblico il 18 Giugno alle ore 10, al caffè Il Marciapiede in via Santa Teresa a Chiaia 41/b. Come afferma proprio Francesca Sifola, il suo ultimo "figlio" esplora l'animo umano ricercandone l'essenza. La ricerca e la coscienza del coraggio a cambiare vita e semplicemente Vivere. Guardarsi le spalle diventa l'opportunità di ritrovare se stessi a 360°

La presentazione sarà a cura della Maidinitali Management Creativo, modera Oriana De Iulio. L'autrice sarà lieta di rispondere alle domande dei suoi lettori, scambiare opinioni in modo semplice ed informale

lunedì 4 giugno 2012

Mad in Italy: Carla Cucchiarelli si racconta

Per la rubrica "Mad in Italy: Quando le follie danno vita ai sogni" abbiamo intervistato Carla Cucchiarelli, giornalista romana. Carla si è raccontata e ci ha regalato una breve anticipazione del suo romanzo "Ho ucciso Bambi", edito dalla Casa Editrice 0111, e che uscirà in libreria da Settembre 2012. In attesa di vedere pubblicato il suo romanzo, andiamola a conoscere...

Carla Cucchiarelli:  
una storia in rosso 


Come nasce la sua passione per la scrittura
Devo confessare che ho sempre pensato di essere nata con la penna in mano.  Scrivere per me è naturale, è sempre stato così. Penso persino di riuscire ad esprimermi meglio affidando i pensieri ad un foglio bianco che alla voce. Non saprei spiegare, con precisione, quando sia iniziato e perché. Probabilmente i motivi sono diversi e si legano tra loro: da un lato c’è la timidezza che ti porta a una vita più interiore, dall’altro il bisogno di esprimerti, comunque. Il secondo passaggio per me è stato innamorarmi della lettura e scoprire che, con le parole degli altri, potevo viaggiare con la fantasia. Alla fine è venuta la voglia di raccontare, di creare a mia volta situazioni e personaggi, di elaborare storie. Una passione, un bisogno che ho represso e sublimato per molto tempo, per paura di non essere all’altezza. Poi un giorno ho capito che quello era il cammino che volevo seguire e allora, tra un’esitazione e l’altra, ho ripreso il mio desiderio infantile di cimentarmi con la scrittura”.

Mi descriva con tre parole il suo romanzo
“Tre parole, forse me ne servirebbe qualcuna in più!  Quando ho iniziato a scrivere volevo raccontare la storia di una giovane sopravvissuta ad una strage, le paure e il senso di colpa che ti rimangono dopo aver visto la morte accanto a te. Negli ultimi anni siamo diventati, man mano, testimoni di episodi di follia improvvisa che seminano dolore e sangue nelle case, nelle scuole, persino nelle strade. Così mi sono chiesta cosa c’era dietro quegli spari che Sara aveva evitato ed ho cominciato pian piano ad immaginare una situazione possibile. Ho scelto un’altra ragazza a tirare le file del gioco, Silvia, perché sento che lei in qualche modo incarna una ribellione profonda, tutta femminile. Ecco, ci sono molte adolescenti nel mio romanzo, diverse tra di loro, ma pronte a tirare fuori la loro voglia di affermarsi, contro tutto e tutti. Se proprio devo usare tre parole, dunque, direi che “Ho ucciso Bambi” è un romanzo femminile, sociale e allo stesso tempo interiore, fatto di lunghi monologhi. Nessuno secondo me è mai del tutto colpevole o, se preferite, del tutto innocente”.

Associ al suo romanzo un colore
“Dopo tutto quello che ho detto verrebbe istintivo pensare che il romanzo si debba associare ad un colore tetro e malinconico, quasi oppressivo, io invece direi che “Ho ucciso Bambi” è rosso. Un rosso vivo come la passione, come la voglia di amare e vivere, perché è questo che anima la protagonista, Silvia. Lei vuole disperatamente esistere ed essere accettata, con la forza che si ha solo nell’adolescenza, quando non si percepiscono bene i confini della realtà e il valore dei propri gesti. Silvia pretende l’amore che le spetterebbe, contro tutto e tutti, contro la vita, contro sua madre, contro la perfezione e la bellezza che non riesce a percepire, che non sente in sé. Prendere una pistola e organizzare una strage, nel suo vissuto diventa l’ atto disperato di un amore ferito, il gesto finale di chi si ribella al destino.  Ci vuole passione per esplodere così. Una passione selvaggia. Del resto il colore dei capelli della sua nemica, Eleonora, è rosso. Due rossi che s’incontrano e si fronteggiano, si sfidano, fino a fondersi nel sangue della strage.  Anche questo è un rosso. Un rosso che domina tutta la storia”.

Associ al suo romanzo uno dei cinque sensi
“Penso che, apparentemente,  sia quasi scontato:  un romanzo è legato alla vista, perché descrive, racconta, permette di vedere con gli occhi dell’autore e dei personaggi. Tutto questo c’è anche nel mio lavoro, sarebbe difficile altrimenti. Io però  assocerei di più “Ho ucciso Bambi” all’udito. Buona parte del racconto viene infatti dalla voce narrante di Silvia e il lettore deve mettersi in ascolto, sentire le sue parole, percepirne il significato, anche quello nascosto, anche quello taciuto. Così come deve cogliere le altri voci che arrivano e non arrivano, le altre storie dei protagonisti trascinati, quasi a loro insaputa in questa situazione, travolti dalla follia disperata di Silvia, dalla sua voglia di farsi giustizia da sola.  Per certi versi  la storia che ho scritto è un lungo monologo interiore cui si deve prestare attenzione, al quale si deve partecipare , se possibile, con empatia. Infine c’è la musica, irrinunciabile per me, ma anche per gli adolescenti che vivono legati alle loro cuffiette. Le canzoni seguono la narrazione, la completano, la spiegano. Sì, ci vuole anche un po’ d’orecchio per leggere questo libro”.

Perché dovrei acquistare il suo libro
“Non dovrei essere io a dirlo, dovrebbe essere lei a sentirsi attratto dal mio libro, dalla storia, dalla quarta di copertina, dall’incipit, dalle prime parole che legge sfogliandolo. Acquistare un libro è un gesto di fiducia, intimo, una specie di colpo di fulmine tra il lettore e il testo. Del resto trovo difficile per natura “vendermi”,  però  vorrei aggiungere che credo in “Ho ucciso Bambi”: ho messo passione nello scriverlo e  una certa tenacia nel tentare di pubblicarlo. C’è una storia  in quelle pagine che vuole venire alla luce, che vuole essere letta e persino amata.  Primo perché racconta una vicenda che potrebbe accadere:  stragi nei licei di altri paesi, negli Stati Uniti o in  Finlandia, ad esempio, si sono già verificate. Secondo perché è una vicenda che non dovrebbe accadere, mai, in nessun posto del mondo.  Pensarci prima, cercare di prevenire, cogliere i campanelli d’allarme, a mio avviso, dovrebbe essere compito di un educatore. Io mi auguro che lo leggano i ragazzi, cui lo dedico con il cuore e magari i loro genitori, per porsi delle domande. Ognuno poi troverà la sua risposta”.


 MaidinItali vuole unire con un gioco di parole la cultura araba a quella italiana. Che valore dà lei alla multiculturalità?
“Irrinunciabile. Per me multiculturalità vuol dire accoglienza, comprensione, apertura verso chi esprime valori diversi ed allo stesso tempo confronto, possibilità di crescere e di comprendere meglio le sfumature del mondo che ci ruota intorno.  E’ come un viaggio in un Paese diverso, scatena curiosità e voglia di osservare, capire. Empatia. Purtroppo, viviamo calati in una realtà difficile, si percepisce ancora nell’aria una sottile forma di razzismo, una chiusura verso chi viene considerato diverso, per i più svariati motivi. Non sappiamo cogliere dalla ricchezza altrui e nemmeno donare la nostra. Tutto sommato, mi pare, che non sappiamo incontrarci.  Sono contenta che in questo vostro blog si respiri un profumo diverso. Complimenti”.


                                                           L’autrice
Carla Cucchiarelli è nata e vive a Roma, dove lavora come giornalista. Ha una figlia adolescente e una marea d’interessi, tutti legati in qualche modo al mondo della cultura. “Ho ucciso Bambi” è il suo primo romanzo, 0111 Edizioni.
Sinossi:
Quattro adolescenti, una scuola ed una strage. “Ho ucciso Bambi”, ambientato in un ipotetico liceo della capitale, racconta un drammatico episodio di bullismo al femminile. Da una parte ci sono Silvia e Debby, legate da un’amicizia indissolubile, dall’altra Eleonora, la vittima sacrificale, scelta nel mucchio perché reputata “perfetta” e quindi pericolosa. Sara, la ragazza che riuscirà a sopravvivere a quel drammatico giorno, osserva tutto con gli occhi del rimpianto, diventando precocemente adulta. 



Intervista a cura di MaidinItali - Management creativo

sabato 26 maggio 2012

E nel fine settimana....

Napoli - Ecco i principali eventi in Campania: Venerdì presso gli spazi della libreria La Feltrinelli: “Il Quartetto Savinio” presenterà il cd Quintetti per pianoforte di Dvorak e Sostakovic, un quartetto d’archi, composto da due violini, una viola e un violoncello, fortemente apprezzato dai compositori romantici come espressione di sforzo, concentrazione e rigore. Nell’occasione sarà presentato anche il MasterClass che il Quartetto Savinio terrà da ottobre presso la nuova Accademia Europea di Musica e Arti dello Spettacolo Interviene Stefano Valanzuolo. Per la rassegna Maggio al Trianon sono previsti Venerdì il concerto di Mario Maglione e sabato il concerto di Mirna Doris. Nell’ambito della rassegna “Percorsi sensoriali”, domenica al Tunnel Borbonico in programma le musiche di Bach e Mozart, un concerto dell’Orchestra Accademia San Giovanni, diretta da Keith Goodman con la partecipazione della pianista Valentina Ambrosanio.
Grazie al contributo dell’Associazione “Il sorriso della Befana” si terrà domenica presso gli spazi di Villa di Livia a Pozzuoli l’incontro dibattito dal titolo “Gli oncologi incontrano i pazienti”; un luogo di dialogo dove discutere delle risorse che possono maggiormente aiutare la qualità di vita delle donne colpite da neoplasia mammaria, dalla cosmesi allo shiatsu, dal supporto psicologico alla riabilitazione fisica. Tutti contributi importanti che si aggiungono al ruolo centrale del trattamento medico.
Venerdì presso gli spazi della libreria La Feltrinelli verrà presentato il romanzo di formazione 'La falce e la luna' di Ciro Colonna (Kairos Edizioni); l’autore ripercorre la storia italiana dal secondo dopoguerra fino alla caduta del muro di Berlino. Le vicende personali di Luca, prima bambino nelle campagne della provincia napoletana, poi adulto sradicato al nord, si legano alla fondante utopia comunista di un mondo teso verso una giustizia sociale. Con l’autore intervengono Antonio Carannante e Daniele Sepe. Modera Maurizio Sibilio. Letture di Mariarosaria Riccio. Riparte sabato la rassegna estiva del jazz d'autore al Castel Sant'Elmo. Ormai giunta alla quinta edizione propone come sempre artisti di grande caratura: venerdì Alchemik project è la formazione composta da Danilo Rea al piano, Paolo Damiani al violoncello, Antonio Iasevoli alla chitarra elettrica ed Enrico Del Gaudio alla batteria. Invece sabato sarà la volta di Giovanni Mirabassi trio con Gianluca Renzi al contrabbasso e Lukmil Perez alla batteria è il fortunato progetto musicale che ha trovato fortuna tra la Francia e Tokio. Dotato di grande lirismo, un compositore jazz che affonda le sue radici nella musica classica.   (ilVelino/AGV)
(rep/com) 25 Maggio 2012

martedì 15 maggio 2012

MaidinItali - Mad in Italy: "Quando le follie danno vita ai sogni"

MaidinItali inaugura, oggi, una nuova rubrica dal titolo "Mad in Italy: Quando le follie danno vita ai sogni" dedicata a chi con la propria tenacia e forse anche con un po' di follia riesce a dar forma e vita ai propri sogni. 

Primo ospite Stefano Vignati, giovane autore di Varese, che ci presenta il suo primo romanzo dal titolo "La piccola equilibrista", edito dalla Casa Editrice 0111 edizioni 


 Stefano Vignati:
quando il gioco diventa passione per la scrittura 

Come nasce la sua passione per la scrittura 
"Nasce come curiosità; o meglio, visto che avevo dieci anni, nasce come il gioco di un bambino. Quando penso al mio primo tentativo con la scrittura, mi torna sempre in mente un tema che ho scritto in quinta elementare: era quanto di più banale e scontato si potesse inventare, eppure, in quel paio di fogli scritti per dovere, avevo scoperto quanto ci si potesse divertire con una penna e un foglio di carta: la possibilità di plasmare personaggi, immergerli in una storia e guidarveli per mano; a volte, addirittura lasciarsi guidare da loro. Osservare come loro decidono l’evolversi degli eventi. È forse proprio in questo momento che il gioco diventa passione per la scrittura: quando diventi tanto curioso per le tue stesse storie, che ogni momento libero della giornata è quello giusto per riprendere per mano i tuoi personaggi e vedere dove ti portano"

 Mi descriva con tre parole il suo romanzo
"Psicologico, subdolo e spietato. Psicologico perché ho cercato di rendere quanto più reali e vivi i personaggi, delineando e approfondendo ogni loro ragionamento e la loro visione del mondo che li circonda. Era importante per me che il lettore potesse avere un’immagine immediata e sfaccettata di ogni personaggio. E, soprattutto, che avesse la possibilità di immaginare l’evoluzione dei loro rapporti, e delle gerarchie che li legano: non mi sembra corretto “stupire” il lettore senza dargli neppure una piccola, magari nascosta, possibilità di intuire cosa potrebbe accadere. Ed è subdolo proprio per questo, perché è guidato da un narratore che vuole fossilizzare nel lettore le sue certezze, e le sue sicurezze, per poi ribaltarle, sgretolarle poco per volta.  Infine è spietato, perché non cerca di attenuare la crudezza del linguaggio o della scena con giri di parole. Se il momento e la personalità richiedono un sano turpiloquio, allora non disdegniamo di inserirlo: la sincerità nel comportamento dei personaggi è fondamentale, e tutti ne La Piccola Equilibrista si comportano come il loro istinto e la loro razionalità dettano. Non ci sono personaggi artefatti, ma persone che reagiscono agli eventi nel modo che più gli è consono, senza remore di critica.

Associ al suo romanzo un colore
"Credo proprio che la mia scelta non possa che cadere sul nero. È nel nero dell’oscurità che si nasconde Alessia, ed è il nero della notte a dominare il cielo nelle scene cardine del romanzo. Se non fosse stato per la capacità quasi propria del nero di celare, e occultare, il romanzo non avrebbe avuto lo stesso impatto. È un nero che, sia chiaro, intendo come dubbio, come mistero: mi piace distribuire schegge di instabilità nella normalità, lasciar intuire lo storto dietro ciò che sembra lineare. Cerco di colorare con un pizzico di nero ogni cosa che scrivo, perché il nero è un colore obliquo: può essere tanto lucido da riflettere chi lo osserva, e gli occhi di chi lo osserva, e intanto celare la realtà dietro questa patina sottile di finzione. Il nero è il colore del colpo di scena, e il colpo di scena è uno degli strumenti più magici che la narrazione possegga: ribaltare le convinzioni di chi legge? È uno spasso!"

Associ al suo romanzo uno dei cinque sensi
"Anche qui credo di non avere dubbi: la vista. Ho sempre cercato, da lettore, autori capaci di farmi immaginare l’ambiente in cui dovevo muovermi: e questo non significa sproloquiare del colore dei petali delle rose, o descrivere ogni battito di ciglia del protagonista, ma scegliere con attenzione quei pochi particolari che rendono vivida la scena. E allora ho tentato di costruire gli ambienti sui particolari, e di plasmare i personaggi su singoli gesti o eventi. Di suggerire ambienti e personalità, insomma, alla fantasia del lettore. Per dirla al modo dei manuali, ho cercato di mostrare, e non di descrivere: il lettore dovrebbe dimenticare di trovarsi di fronte a un asettico foglio bianco, ma vedere nelle parole tutto ciò che accade. "

Perché dovrei acquistare il suo libro
"Risposta difficilissima. Come logico sono di parte, quindi qualsiasi valutazione su stile, trama o presa del romanzo sarebbe poco credibile: lascio queste considerazioni a chi ha letto e leggerà. Perché acquistare questo libro? Perché racconta una storia. Non è un libro che insegna qualcosa, non è un libro che sbandiera valori, o sostiene teorie. Quando è nato, non pensava neppure a essere pubblicato: era una storia che voleva essere raccontata, era un’idea, un incipit solitario, che voleva soltanto svolgersi. Qui io non faccio altro che raccontarvi una storia, in un romanzo che vuole catturarvi e accompagnarvi per mano. Divertirvi, spaventarvi, incuriosirvi. Se avete voglia di ascoltare una storia e di lasciarvi trascinare dalle parole, allora potete prendere in considerazione l’idea di acquistarlo!"

 MaidinItali vuole unire con un gioco di parole la cultura araba a quella italiana. Che valore dà lei alla multiculturalità?
"È un valore, un valore inestimabile. C’è chi si crogiola nella cultura del proprio paese e respinge ogni influenza esterna, neanche si parlasse di una malattia contagiosa. È spesso, quando non si parla di razzismo, un errore di prospettiva: si legge nell’influsso culturale straniero un’invadenza ingombrante, quasi soffocante; o addirittura si teme il rischio di vedere inquinata e svilita da questo la propria tradizione, in pieno atteggiamento snobista. Personalmente credo che il multiculturalismo abbia molto da insegnare, sia nell’ottica della convivenza che in quella della reciproca influenza: se da un lato sono d’accordo che il nucleo forte di ogni cultura debba essere protetto, perché rappresenta l’identità propria di interi popoli, dall’altro non si può negare che la conoscenza delle culture al di là del Belpaese possa solo arricchire. Dovremmo promuovere, ed è un vostro innegabile pregio farlo, la conoscenza delle culture estere: renderle più vicine e meno “esoteriche”, così da accrescere la sensibilità comune verso questa ricchissima risorsa."
Intervista a cura di MaidinItali - Management creativo


L'autore
Stefano Vignati è nato a Busto Arsizio (VA) nel 1990 e vive a Olgiate Olona. Frequenta il corso di Giurisprudenza allUniversità Cattolica di Milano. La Piccola Equilibrista è il suo primo romanzo.

Sinossi: 
Alessia è un’orfana capace di camminare in equilibrio sui fili del telefono. E a Nathaniel, titolare di un Circo, questa dote non può che ingolosire. Quando parte per rapirla si aspetta un’adolescente impaurita. Niente di più sbagliato. In un paesello di montagna che diventa un cupo labirinto di fughe e paure, di fronte a una bambina che si rivela essere tutt’ altro di quanto pensassero, Nathaniel e il suo gruppo si trovano invischiati in una caccia senza tregua. Una caccia che esige un solo vincitore.