sabato 31 marzo 2012

Il valore della cultura

NAPOLI, CAPUTO: RIDARE VALORE ALLA CULTURA VERA

di Oriana De Iulio
Napoli - Michele Caputo, attore e autore partenopeo svela i retroscena del suo spettacolo "Anche l'occhio vuole la sua parte", di cui è autore, in scena al Teatro Cilea di Napoli.


Caputo, come nasce l'idea di una commedia come "Anche l'occhio vuole la sua parte"?"Era da tempo che volevo scrivere una commedia sulle apparenze e su come spesso non ci rendiamo conto della vera natura di chi ci è accanto. Così ho immaginato la storia di questo personaggio che vive da solo in questa casa e che casualmente si trova a condividere la sua quotidianità con una donna che presto si rivelerà molto diversa da ciò che sembra".

Vi sono due temi che emergono oltre a quello dell' apparire e della diversità, ovvero la precarietà e il valore sempre più svilito della cultura..."Sicuramente. La precarietà influisce negativamente sulla persona e sulla propria autostima. Non avere un futuro certo limita e agisce negativamente anche sulla vita di coppia. Creando inevitabilmente uno squilibrio. Anche perché oggi la società premia chi riesce a far soldi anche con mezzi poco leciti e con scarse qualità. Questo ovviamente svilisce la cultura che viene ridotta a banali aneddoti perdendo così la sua vera valenza. Metafora di ciò è sicuramente il rapporto tra il mio personaggio e quello interpretato da Andrea Di Maria. Amici ma profondamente diversi nell'approccio alla vita".

Chi ha collaborato con lei alla realizzazione dello spettacolo?"Fondamentale è stato l'apporto di Maurizio Casagrande che ne cura la regia e dal primo momento con alcune scelte registiche ha dato quel quid in più che lo ha reso uno spettacolo unico nel suo genere. In scena con me: Cristina D'Alberto, Tiziana De Giacomo, Andrea De Maria ed Ivan Boragine. Le scene sono di Giusy Giustino ed i costumi di Paolo de Luca".

Progetti futuri?"In primo luogo a fine aprile saremo a Roma con questo spettacolo al Teatro Ambra Iovinelli. Poi insieme ad un gruppo di giovani comici che ho formato grazie al mio ruolo di direttore artistico dello Zelig lab daremo vita a una web tv "Komikamente", il progetto è quello di dar vita a un gruppo di artisti che esula dalla comicità volgare, andando al di là di quelli che sono i soliti discorsi e i luoghi comuni. Sono convinto che se è vero che la gente vuol ridere, è anche vero che lo vuol fare anche in modo diverso".   (ilVelino/AGV)

Le Madri che sfidarono l'Esercito


Affrontare i sensi di colpa non è mai una pratica semplice per l’essere umano, soprattutto quando gli errori commessi sono pesanti come macigni. E allora non resta che confessare tutto, ascoltare e incassare in silenzio ciò che la coscienza urla per lo sgomento e la vergogna.

Foto Mario Palumbo

E proprio una confessione cruda e amara viene rappresentata ne “Il Tempo di una canzone”, spettacolo teatrale scritto e diretto da Angela Sales, messo in scena al Teatro Il Primo di Napoli.  In preda ai rimorsi per quanto commesso, un capitano di corvetta (magistralmente interpretato da Danilo Rovani), ex membro dell’ESMA (la scuola di meccanica della Marina argentina) racconta le atrocità commesse durante la dittatura militare guidata dal Generale Jorge Rafael Videla, che portarono dal 1976 al 1983 al rapimento e alla sparizione (desapariciòn) di circa 30.000 persone ritenute avverse al regime: i desaparecidos, non gli “scomparsi” come erroneamente si traduce  (implicando una volontarietà da parte del soggetto nell’azione che non ci fu), ma “coloro che furono fatti sparire”.  Uccisi appunto “per il tempo di una canzone”.
La confessione viene rivolta a un personaggio nominato dall’autrice con una X,  la coscienza del comandante (interpretato dal bravissimo Antonio Buonanno). La scelta dell’incognita (non casuale) rende questo personaggio non esclusivo solo per il comandante, ma rivolto anche a tutti coloro che vogliono impegnarsi a non lasciare cadere nell’oblio quanto successo, dando, così, la possibilità a tutti gli uomini di buon senso di identificarsi in esso.

I toni della confessione sono amari, crudeli, raggiungendo l’apice dell’orrore assoluto nella descrizione dei vuelos de la muerte, i viaggi senza ritorno  dei desaparecidos imbarcati sugli aerei militari, sedati e gettati nell’Oceano.
La confessione del Capitano si alterna ai teneri e commoventi ricordi della mamme e delle mogli dei desaparecidos (interpretate da Serena Pisa e Piera Violante), donne che osarono sfidare l’esercito nella vana speranza di riabbracciare i propri cari. “Non vi è militare argentino…che abbia avuto il coraggio delle madri” dice il capitano, riconoscendo, in questo modo, la perseveranza e la forza che anima ancora oggi le madri di Plaza de Mayo.

Il passato torna sempre, indipendentemente dal ruolo che il destino affida, ricordando di non dimenticare. Il merito di accompagnare la narrazione, diventandone parte integrante, lo hanno avuto i balli eseguiti da Viviana Taurisano e Rosa Orefice ed i canti affidati alla superba voce di Axia Tedeschi accompagnata dal Maestro Michele Bonè.  Scenografia a cura di Armando Alovisi, Disegno Luci di Ettore Nigro, Costumi Associazione culturale “Briciole di stelle”.
Giusy Cigni 

Teatro Il Primo, Viale del Capricorno 4 - Napoli  dal 29 Marzo al 1 Aprile 2012

 

Il tempo di una canzone

Napoli - Commozione per lo spettacolo, "Il tempo di una canzone", in scena al Teatro "il Primo" di Napoli dal 29 Marzo e fino al 1 Aprile, regia di Angela Sales.

Su Il Velino - Agenzia Giornalistica
l'intervista ad Angela Sales che ci parla del suo lavoro.
NAPOLI, SALES: DESAPARECIDOS, SPETTACOLO MONITO PER NON DIMENTICARE
Napoli - Angela Sales autrice e regista teatrale, svela i retroscena dello spettacolo in anteprima assoluta, "Il tempo di una canzone", che va in scena questa sera al teatro "il Primo" di Napoli.

Angela Sales, come nasce l'idea di uno spettacolo come "Il tempo di una canzone" sui desaparecidos argentini?Nasce da una motivazione del tutto personale; in famiglia abbiamo avuto un'esperienza simile. Mio zio è un desaparecidos, e il ricordo di quest'uomo a me molto caro, mi è rimasto dentro per anni. Il ricordo di una tragedia a metà, non valutata nella sua interezza, sospesa nel vuoto della sua incompiutezza, aveva lasciato in me qualcosa di irrisolto che dovevo portare a termine grazie al teatro.

Mi racconta qualche particolare della storia? Possiamo dire che non ci siamo inventati assolutamente nulla. Abbiamo ripreso delle testimonianze, delle interviste reali che poi sono state tradotte in drammaturgia. Il protagonista, Adolfo Scilingo, un capitano di corvetta, ex membro dell'Esma (La Escuela de Mecánica de la Armada, era la scuola per la formazione degli ufficiali della marina argentina di Buenos Aires e passò tragicamente alla storia per essere, durante la dittatura, il più grande e attivo centro di detenzione illegale e tortura, ndr), confessa il metodo della desaparicion, dell'annientamento anagrafico e dei cosidetti "voli della morte"; è un modo per dar vita ai fantasmi di questa tragedia e dar voce e luce ad una storia che i poteri forti hanno per anni taciuto.

Chi ha collaborato alla realizzazione dello spettacolo?In scena ci sarà l'attore Danilo Rovani con Antonio Buonanno, Serena Pisa, Axia Tedeschi e Piera Violante e la partecipazione del Maestro Michele Bonè. Le scenografie sono di Armando Alovisi, i costumi dell'associazione "Briciole di Stelle" e il disegno luci è di Ettore Nigro. La promozione è a cura dell'associazione culturale "MaidinItali – Management creativo".

Lo spettacolo rientra in un progetto molto più ampio, me ne può parlare?
Il mio scopo è quello di non abbassare mai le luci su di un argomento troppo spesso taciuto. Anche perchè vorrei far passare soprattuto questo concetto: che l'unica vera forma di governo che ci può rappresentare è la democrazia, che è senza dubbio l'unico modo per far si che le persone possano essere libere di esistere.   (ilVelino/AGV/Oriana De Iulio)

martedì 27 marzo 2012

Il tempo di una canzone - Angela Sales

“…Desaparicion non vuol dire scomparsa…
ma vuol dire che se tu eri  qui e adesso non ci sei più,
non è che non sei qui perché sei da un’altra parte.
Perché se fossi da un'altra parte, potrei venirti a cercare.
Allora sei morto?
No.  Desaparecido.
Allora sei vivo?
No.  Desaparecido.”
tratto da “Il tempo di una canzone” – Angela Sales


Chi traduce il termine desaparecidos con l’aggettivo scomparso commette un errore non solo da un punto di vista grammaticale, ma anche di senso.
Anche se il verbo desaparecer cui fa riferimento è intransitivo, desaparecidos è un participio transitivo, traducibile non con l’aggettivo “scomparso”, ma con “chi è stato fatto scomparire". Ed è in questa differenza linguistica che si racchiude il dolore, l’abominio e la violenza di una delle pagine più oscure dell’umanità.

Dopo la breve e difficile parentesi del governo presieduto da Isabelita, terza moglie di Juan Domigo Peron, il quadro sociale dell’Argentina, sempre più improntato al conflitto, dopo anni di politica protezionistica, giunse al golpe del 24 marzo 1976 che portò alla presidenza del paese il generale Jorge Rafael Videla.

Dal 1976 al 1983 le forze armate detennero il potere per mezzo di una giunta autoincaricatasi del cosiddetto Processo di Riorganizzazione Nazionale; il governo militare represse l'opposizione, sia da parte dei gruppi di sinistra che dai peronisti, utilizzando metodi improntati all'illegalità, dando inizio a quella che sarebbe passata alla storia come la Guerra Sporca.
Durante questi sette anni, si ritiene che in Argentina siano scomparsi fino a 30.000 dissidenti o sospettati tali (9.000 accertati secondo i rapporti ufficiali del CONADEP – Commissione Nazionale sui Desaparecidos).
Le modalità di sequestro e di sparizione delle vittime della repressione furono ideate per perseguire due obiettivi: il primo era quello di evitare quanto verificatosi a seguito del Golpe cileno del 1973, che aveva portato al potere la Giunta militare comandata dal generale Pinochet. Il secondo era quello di terrorizzare la popolazione, attraverso la mancata diffusione di notizie in merito alla sorte degli arrestati, limitando in questo modo fortemente non solo ogni possibile dissenso al regime, ma anche la semplice richiesta di notizie da parte dei parenti.
All’interno della Escuela Superior de Mecánica de la Armada (ESMA), uno dei centri di detenzione attivi durante la dittatura, furono rinchiuse oltre 5.000 persone e solo poche centinaia ne uscirono vive
Le modalità degli arresti avvenivano molto spesso secondo veri e propri "rapimenti": squadre non ufficiali di militari arrivavano con una Ford Falcon verde scuro senza targa e piombavano nelle case in piena notte, sequestrando a volte intere famiglie.
L’assoluto mistero sulla sorte degli arrestati, fece sì che le stesse famiglie delle vittime tacessero per paura; la conseguenza di queste modalità fu che nella stessa Argentina per lungo tempo il fenomeno rimase taciuto, oltre che totalmente ignorato nel resto del mondo. Una volta arrestate, le vittime venivano rinchiuse in luoghi segreti di detenzione, senza alcun processo, quasi sempre torturate, a volte per mesi, e solo in pochi casi, dopo un processo sommario, senza alcuna reale garanzia legale, gli arrestati vennero rimessi in libertà.
Secondo alcune fonti, spesso testimonianze di militari coinvolti nell'operazione, molti desaparecidos furono imbarcati a bordo di aerei militari, sedati e lanciati nel Rio de la Plata, oppure gettati nell'Oceano Atlantico col ventre squarciato da una coltellata,  affinché i loro corpi fossero divorati dagli squali: i cosiddetti vuelos de la muerte, voli della morte.                                                                                                                 
A questi vanno aggiunte le numerose donne arrestate mentre si trovavano in stato interessante oppure rimaste incinte a seguito delle violenze subite nei centri di detenzione: molte donne partorirono mentre erano detenute, molte di esse furono uccise ed i loro figli furono illegalmente affidati in adozione a famiglie di militari o poliziotti.
Dalla restaurazione della democrazia nel 1983, le istituzioni argentine si sono a lungo adoperate per ritrovare questi bambini e restituirli alle loro famiglie.
La denuncia e la scoperta degli orrori avvenuti in Argentina durante il regime militare si deve anche alla coraggiosa azione delle Madri di Plaza de Mayo, madri dei giovani desaparecidos che con una protesta pacifica, sfidando il regime, riuscirono a far conoscere alla opinione pubblica il dramma che stava avvenendo nel loro Paese.
Il loro emblema, un fazzoletto bianco annodato sulla testa, ricorda il  primo pannolino, di tela, utilizzato per i loro figli neonati. Il loro nome è originato dal nome della celebre piazza di Buenos Aires, Plaza de Mayo, dove queste donne coraggiose si riunirono per la prima volta e da allora, ogni giovedì pomeriggio, esse si ritrovano nella piazza e la percorrono in senso circolare, attorno alla piramide che si trova al centro, per circa mezz'ora.
La sparizione forzata è stata riconosciuta come crimine contro l'umanità dall'articolo 7 dello Statuto di Roma del 17 luglio 1998 per la costituzione del Tribunale Penale Internazionale e dalla risoluzione delle Nazioni Unite numero 47/133 del 18 dicembre 1992.
Dopo 28 anni, nel marzo del 2011, almeno in parte, giustizia è stata finalmente fatta. Sono arrivate, infatti, dure condanne contro un gruppo di militari accusati e dodici dei diciassette imputati hanno ottenuto la meritata condanna all’ergastolo.        
Giusy Cigni  

Il tempo di una canzone
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29- 30- 31 Marzo 2012 ore 21:00
 1 Aprile 2012 ore 18:30

DANILO ROVANI
con
ANTONIO BUONANNO
e   
SERENA PISA   VALENTINA TEDESCHI    PIERA VIOLANTE

e con la partecipazione del maestro MICHELE BONE’

Ballerine: Viviana Taurisano  Rosa Orefice  Scenografia:  Armando Alovisi
Disegno Luci: Ettore Nigro  Costumi: Ass. Culturale “Briciole di Stelle”

Regia  Angela Sales

TEATRO IL PRIMO
Viale del Capricorno 4 – 80131 Napoli
Posto unico € 10,00
info: 0815921898 - 3491930536  ore 16:00-20:00  
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Promozione a cura di
Maidin Itali – Management Creativo

mercoledì 21 marzo 2012

I quadri della luce

I quadri della luce di Laura Fiore
dal 30 Marzo al 5 Aprile 2012 - ore 19.00
Partenope Studio - via del Parco Margherita 36/b Napoli


Quadri luminosi, che riflettono la luce. Realizzati a olio su carta stagnola, o collages e tecnica mista.
La mostra è organizzata in collaborazione con ANATI, Associazione Nazionale Assistenza Tubercolotici Italia, alla quale verrà devoluto parte dell’incasso delle vendite ed ha il patrocinio morale dell’Associazione culturale MaidinItali Management Creativo. La mostra prevede l’esposizione di quadri eseguiti ad olio su fogli di alluminio per alimenti, una tecnica progettata dall’artista che ha lo scopo di rendere “l’atmosfera” dei soggetti, in quanto dona al dipinto leggerezza e trasparenza oltre che luminosità; ad arricchire la mostra undici stampe da incisioni su rame e zinco, sia in bianco e nero che a colori, con vari soggetti e dieci stampe ricavate da manipolazioni fotografiche al computer di alcuni quadri dell’artista su stagnola.
Laura Fiore, vive e lavora a Napoli, decoratrice di interni si diploma a Napoli presso l’Accademia di Belle Arti – Sezione Decorazione. Ha all’attivo numerose mostre: "Il Sacro visto dagli artisti nell’ambito di qualsiasi credo e/o filosofia di pensiero" Mostra/concorso indetto dall’Acli circolo G. Lazzati; "Attraversando l’arte all’ombra del Vesuvio" rassegna di pittura, fotografia ed artigianato - a cura dell’Ass. Cult. DOC Onlus; Fiera del baratto e dell'usato - a cura dell'Ass. Cult. Bidonville, con una selezione di quadri re-cycling; "Porto Cortese - arte, artigianato, curiosità" - a cura delle Ass. Cult. Europa 2000 e Natura Felix in coll. con Confartigianato; Personale di pittura - a cura dell'associazione Napoli 2000; "Napoli Arte - rassegna di pittura, scultura, fotografia e poesia" a cura di IL TEMPO e l'Ass. Artistica Napoli 2000 con il patrocinio della Promotrice Belle Arti Salvator Rosa. Conferimento del Premio omonimo. "Estate Mediterranea '94" - a cura dell'Ass. Napoli 2000; "Casina Pompeiana - Arte in piazza" - a cura della Avalon Art, con il patrocinio del Comune di Caserta e con la coll. delle Ass. Culturali Dirarte e Napoli 2000. "Spazio arte 1994" - a cura dell'Associazione Napoli 2000, 9-15 maggio presso il Complesso turistico Country Club Hotel"Daminani".
I e II Collettiva primavera '94 - a cura dell'associazione Napoli 2000.
14 Giovani artisti a Realvalle - pittura, scultura incisione - Saletta dei Segni presso l'Istituto Suore Francescane Alcantarine nell'ambito della manifestazione Natale a Realvalle.
PER IL CUORE - mostra/concorso indetto dall'Accademia di Belle Arti di Napoli. Premio offerto dall'Associazione per le Ricerche sul Cuore.

    domenica 11 marzo 2012

    Lino Cannavacciuolo

    Venerdì 16 marzo 2012

    “Lino Cannavacciuolo quintet”
    Barcode Artlive
    Complesso Havava club – Via Campana – Pozzuoli
    “Suonare brani che ho sempre amato, come se avessi tra le mani una chitarra, dando forma alle mie emozioni e a tutto ciò che fa parte del mio passato e della mia formazione professionale ed umana”.
    E’ questo il filo conduttore del concerto dal titolo “Lino Cannavacciuolo quintet” che si terrà venerdì 16 Marzo negli spazi del Barcode Artlive presso il Complesso Havana club – Via Campana – Pozzuoli.
    Un concerto elettric acustic, che tocca vari linguaggi e generi diversi dal rock al balland, che riassumono tutto il percorso musicale e formativo dell’artista come un viaggio nella memoria musicale grazie a  brani  di Jimmy Hendrik, Purple Haze e Little Wing. Sul palco con il maestro Cannavacciulo: Tommy de Paola (tastiere), Roberto D'Aquino (basso), Daniele Chiantese (batteria) e Arcangelo M. Caso (violoncello).

    Oriana De Iulio per Maidin Itali - Management Creativo