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"Mad in Italy: Quando le follie danno vita ai sogni" e stavolta
abbiamo intervistato Antonietta Usardi, giornalista milanese. Antonietta ha risposto
alle nostre domande, raccontandoci il suo libro "Morire dal ridere", romanzo
edito dalla O111 edizioni.
Antonietta
Usardi
"Morire dal ridere"
Scrivere è
una passione che viene da lontano. Quand’ero piccola trascorrevo molto tempo
nella nostra casa in campagna e avendo pochi coetanei con cui giocare, inventare
storie per me era un modo di passare il tempo e diventare di volta in volta, un
pirata, un fantasma, una principessa imprigionata in un castello. Diciamo che da
allora ci ho preso gusto e non ho mai messo.
Ciò che
amo dello scrivere è la possibilità di riordinare le idee, sciogliere i nodi,
mettere a posto i pensieri.
Senza
considerare che la scrittura offre un grande privilegio e potere: la possibilità
di creare un magico universo su misura, dove ogni cosa è esattamente nel posto
desiderato.
È una
sensazione splendida.
Più che
descriverLe il mio libro in tre parole, posso dirle come mi piacerebbe lo
descrivessero gli altri: divertente, ironico ed ottimista. Si può parlare di
suicidio e morte senza necessariamente pensare a storie tristi e
malinconiche.
Un vecchio
adagio recita: “chi ha il coraggio di ridere sarà padrone del mondo”…e allora
facciamocela questa risata.
Considerato l’argomento- un negozio per suicidi ed un bambino tanto
tanto ottimista, il colore più adatto è senz’altro un bel rosso carminio, è il
colore della passione e della vita. Non siamo forse fatti di carne e
sangue?
Difficile
sceglierne uno solo, possiamo metterli tutti e cinque? In fondo il mio vuol
essere un invito a vivere la vita fino in fondo, senza compromessi, con gli
occhi aperti, le braccia spalancate, pronti ad accogliere tutto quanto possa
offrirci, senza sconti e senza paura.
Una vita
così va vissuta con tutti e cinque i nostri sensi.
Perché no?
Scherzi a parte, acquistare un libro, ancora di più se di un autore poco
conosciuto, è un gesto di fiducia. Un gesto di fiducia che mi riempie di
orgoglio: qualcuno crede nel mio lavoro, condivide le mie idee, posso renderlo
partecipe del mio mondo e dei miei pensieri.
Chiunque
decida di leggermi mi fa un grande regalo,
o forse
semplicemente è attratto dalla copertina o dalla storia che si desidera
raccontare.
Nel mondo
in cui viviamo, la multicultaralità è un valore
indispensabile.
Dei 60
milioni di italiani che l’Istat calcola nei suoi registri, la percentuale di
cittadini stranieri è pari al
Pensare ad
una società che non li consideri, li pretenda assimilati, sarebbe ridicola ed
inattuabile, un gesto di doverosa responsabilità.
Senza
contare che la diversità produce arricchimento, nuove idee, nuove visioni del
mondo.
Ogni
persona ha un proprio background, proprie tradizioni, propri desideri, proprie
aspirazioni, quel quid, insomma, che ci rende unici ed imitabili, sprecare una
tale possibilità di confronto e di conoscenza sarebbe un vero
peccato.
Naturalmente accoglienza non significa “calare le braghe”: siamo
italiani, abbiamo una nostra storia, non va accontonata e messa in un
angolo.
Per fare
un esempio, pur non essendo cristiana praticante, per esempio, li voglio i
crocefissi nelle scuole e negli ospedali, certa che un simbolo religioso non
offenda proprio nessuno.
Ed anziché
non far festeggiare il Natale o la Pasqua a scuola ai bambini, perché le altre
etnie potrebbero offendersi, non sarebbe meglio festeggiare sia le nostre sia le
altrui feste, insegnando così ai bambini il vero valore della
condivisione?
L'autrice
Antonietta Usardi è nata e vive a Milano, dove lavora come
giornalista.
Fosse per lei passerebbe la vita in viaggio da un continente
all’altro, ma per il momento si occupa di un magazine dedicato alla città di
Milano (www.milanomagazine.wordpress.com), per il quale in autunno sono previste grandi
novità.
“Morire dal Ridere” è il suo secondo
romanzo.
Sinossi
Volete Morire dal Ridere? Attenzione alla risposta, perchè potrebbe
avere qualche risvolto inaspettato: ad esempio potreste essere trascinati nel
cuore della Chinatown milanese, alla scoperta di un negozietto per
suicidi.
Sì, avete capito bene. Pistole, cappi, coltelli, dolciumi avvelenati
e fialette tossiche dai nomi improbabili, la scelta è vastissima. Vincent e
Amelia da anni gestiscono questa rispettabilissima bottega degli orrori, e
grazie alla funerea cordialità e alla tetra afflizione che li contraddistingue
sono diventati dei veri professionisti nell’accompagnare i propri clienti
all’estrema ora.
Ma cosa succede se in una soleggiata mattina autunnale la
loro pace – per non dire depressione – domestica viene interrotta dall’arrivo di
un inaspettato intruso? Irriducibile amante della vita, dei colori e dei
sorrisi, il piccolo Robespierre è stato abbandonato proprio sulla porta di casa
dei suoi zii, pronto a creare scompiglio.