Affrontare i sensi di colpa non è mai una pratica semplice per l’essere umano, soprattutto quando gli errori commessi sono pesanti come macigni. E allora non resta che confessare tutto, ascoltare e incassare in silenzio ciò che la coscienza urla per lo sgomento e la vergogna.
Foto Mario Palumbo |
E proprio una confessione cruda e amara viene rappresentata ne “Il Tempo di una canzone”, spettacolo teatrale scritto e diretto da Angela Sales, messo in scena al Teatro Il Primo di Napoli. In preda ai rimorsi per quanto commesso, un capitano di corvetta (magistralmente interpretato da Danilo Rovani), ex membro dell’ESMA (la scuola di meccanica della Marina argentina) racconta le atrocità commesse durante la dittatura militare guidata dal Generale Jorge Rafael Videla, che portarono dal 1976 al 1983 al rapimento e alla sparizione (desapariciòn) di circa 30.000 persone ritenute avverse al regime: i desaparecidos, non gli “scomparsi” come erroneamente si traduce (implicando una volontarietà da parte del soggetto nell’azione che non ci fu), ma “coloro che furono fatti sparire”. Uccisi appunto “per il tempo di una canzone”.
La confessione viene rivolta a un personaggio nominato dall’autrice con una X, la coscienza del comandante (interpretato dal bravissimo Antonio Buonanno). La scelta dell’incognita (non casuale) rende questo personaggio non esclusivo solo per il comandante, ma rivolto anche a tutti coloro che vogliono impegnarsi a non lasciare cadere nell’oblio quanto successo, dando, così, la possibilità a tutti gli uomini di buon senso di identificarsi in esso.
I toni della confessione sono amari, crudeli, raggiungendo l’apice dell’orrore assoluto nella descrizione dei vuelos de la muerte, i viaggi senza ritorno dei desaparecidos imbarcati sugli aerei militari, sedati e gettati nell’Oceano.
La confessione del Capitano si alterna ai teneri e commoventi ricordi della mamme e delle mogli dei desaparecidos (interpretate da Serena Pisa e Piera Violante), donne che osarono sfidare l’esercito nella vana speranza di riabbracciare i propri cari. “Non vi è militare argentino…che abbia avuto il coraggio delle madri” dice il capitano, riconoscendo, in questo modo, la perseveranza e la forza che anima ancora oggi le madri di Plaza de Mayo.
Il passato torna sempre, indipendentemente dal ruolo che il destino affida, ricordando di non dimenticare. Il merito di accompagnare la narrazione, diventandone parte integrante, lo hanno avuto i balli eseguiti da Viviana Taurisano e Rosa Orefice ed i canti affidati alla superba voce di Axia Tedeschi accompagnata dal Maestro Michele Bonè. Scenografia a cura di Armando Alovisi, Disegno Luci di Ettore Nigro, Costumi Associazione culturale “Briciole di stelle”.
Giusy Cigni
Teatro Il Primo, Viale del Capricorno 4 - Napoli dal 29 Marzo al 1 Aprile 2012
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