lunedì 4 giugno 2012

Mad in Italy: Carla Cucchiarelli si racconta

Per la rubrica "Mad in Italy: Quando le follie danno vita ai sogni" abbiamo intervistato Carla Cucchiarelli, giornalista romana. Carla si è raccontata e ci ha regalato una breve anticipazione del suo romanzo "Ho ucciso Bambi", edito dalla Casa Editrice 0111, e che uscirà in libreria da Settembre 2012. In attesa di vedere pubblicato il suo romanzo, andiamola a conoscere...

Carla Cucchiarelli:  
una storia in rosso 


Come nasce la sua passione per la scrittura
Devo confessare che ho sempre pensato di essere nata con la penna in mano.  Scrivere per me è naturale, è sempre stato così. Penso persino di riuscire ad esprimermi meglio affidando i pensieri ad un foglio bianco che alla voce. Non saprei spiegare, con precisione, quando sia iniziato e perché. Probabilmente i motivi sono diversi e si legano tra loro: da un lato c’è la timidezza che ti porta a una vita più interiore, dall’altro il bisogno di esprimerti, comunque. Il secondo passaggio per me è stato innamorarmi della lettura e scoprire che, con le parole degli altri, potevo viaggiare con la fantasia. Alla fine è venuta la voglia di raccontare, di creare a mia volta situazioni e personaggi, di elaborare storie. Una passione, un bisogno che ho represso e sublimato per molto tempo, per paura di non essere all’altezza. Poi un giorno ho capito che quello era il cammino che volevo seguire e allora, tra un’esitazione e l’altra, ho ripreso il mio desiderio infantile di cimentarmi con la scrittura”.

Mi descriva con tre parole il suo romanzo
“Tre parole, forse me ne servirebbe qualcuna in più!  Quando ho iniziato a scrivere volevo raccontare la storia di una giovane sopravvissuta ad una strage, le paure e il senso di colpa che ti rimangono dopo aver visto la morte accanto a te. Negli ultimi anni siamo diventati, man mano, testimoni di episodi di follia improvvisa che seminano dolore e sangue nelle case, nelle scuole, persino nelle strade. Così mi sono chiesta cosa c’era dietro quegli spari che Sara aveva evitato ed ho cominciato pian piano ad immaginare una situazione possibile. Ho scelto un’altra ragazza a tirare le file del gioco, Silvia, perché sento che lei in qualche modo incarna una ribellione profonda, tutta femminile. Ecco, ci sono molte adolescenti nel mio romanzo, diverse tra di loro, ma pronte a tirare fuori la loro voglia di affermarsi, contro tutto e tutti. Se proprio devo usare tre parole, dunque, direi che “Ho ucciso Bambi” è un romanzo femminile, sociale e allo stesso tempo interiore, fatto di lunghi monologhi. Nessuno secondo me è mai del tutto colpevole o, se preferite, del tutto innocente”.

Associ al suo romanzo un colore
“Dopo tutto quello che ho detto verrebbe istintivo pensare che il romanzo si debba associare ad un colore tetro e malinconico, quasi oppressivo, io invece direi che “Ho ucciso Bambi” è rosso. Un rosso vivo come la passione, come la voglia di amare e vivere, perché è questo che anima la protagonista, Silvia. Lei vuole disperatamente esistere ed essere accettata, con la forza che si ha solo nell’adolescenza, quando non si percepiscono bene i confini della realtà e il valore dei propri gesti. Silvia pretende l’amore che le spetterebbe, contro tutto e tutti, contro la vita, contro sua madre, contro la perfezione e la bellezza che non riesce a percepire, che non sente in sé. Prendere una pistola e organizzare una strage, nel suo vissuto diventa l’ atto disperato di un amore ferito, il gesto finale di chi si ribella al destino.  Ci vuole passione per esplodere così. Una passione selvaggia. Del resto il colore dei capelli della sua nemica, Eleonora, è rosso. Due rossi che s’incontrano e si fronteggiano, si sfidano, fino a fondersi nel sangue della strage.  Anche questo è un rosso. Un rosso che domina tutta la storia”.

Associ al suo romanzo uno dei cinque sensi
“Penso che, apparentemente,  sia quasi scontato:  un romanzo è legato alla vista, perché descrive, racconta, permette di vedere con gli occhi dell’autore e dei personaggi. Tutto questo c’è anche nel mio lavoro, sarebbe difficile altrimenti. Io però  assocerei di più “Ho ucciso Bambi” all’udito. Buona parte del racconto viene infatti dalla voce narrante di Silvia e il lettore deve mettersi in ascolto, sentire le sue parole, percepirne il significato, anche quello nascosto, anche quello taciuto. Così come deve cogliere le altri voci che arrivano e non arrivano, le altre storie dei protagonisti trascinati, quasi a loro insaputa in questa situazione, travolti dalla follia disperata di Silvia, dalla sua voglia di farsi giustizia da sola.  Per certi versi  la storia che ho scritto è un lungo monologo interiore cui si deve prestare attenzione, al quale si deve partecipare , se possibile, con empatia. Infine c’è la musica, irrinunciabile per me, ma anche per gli adolescenti che vivono legati alle loro cuffiette. Le canzoni seguono la narrazione, la completano, la spiegano. Sì, ci vuole anche un po’ d’orecchio per leggere questo libro”.

Perché dovrei acquistare il suo libro
“Non dovrei essere io a dirlo, dovrebbe essere lei a sentirsi attratto dal mio libro, dalla storia, dalla quarta di copertina, dall’incipit, dalle prime parole che legge sfogliandolo. Acquistare un libro è un gesto di fiducia, intimo, una specie di colpo di fulmine tra il lettore e il testo. Del resto trovo difficile per natura “vendermi”,  però  vorrei aggiungere che credo in “Ho ucciso Bambi”: ho messo passione nello scriverlo e  una certa tenacia nel tentare di pubblicarlo. C’è una storia  in quelle pagine che vuole venire alla luce, che vuole essere letta e persino amata.  Primo perché racconta una vicenda che potrebbe accadere:  stragi nei licei di altri paesi, negli Stati Uniti o in  Finlandia, ad esempio, si sono già verificate. Secondo perché è una vicenda che non dovrebbe accadere, mai, in nessun posto del mondo.  Pensarci prima, cercare di prevenire, cogliere i campanelli d’allarme, a mio avviso, dovrebbe essere compito di un educatore. Io mi auguro che lo leggano i ragazzi, cui lo dedico con il cuore e magari i loro genitori, per porsi delle domande. Ognuno poi troverà la sua risposta”.


 MaidinItali vuole unire con un gioco di parole la cultura araba a quella italiana. Che valore dà lei alla multiculturalità?
“Irrinunciabile. Per me multiculturalità vuol dire accoglienza, comprensione, apertura verso chi esprime valori diversi ed allo stesso tempo confronto, possibilità di crescere e di comprendere meglio le sfumature del mondo che ci ruota intorno.  E’ come un viaggio in un Paese diverso, scatena curiosità e voglia di osservare, capire. Empatia. Purtroppo, viviamo calati in una realtà difficile, si percepisce ancora nell’aria una sottile forma di razzismo, una chiusura verso chi viene considerato diverso, per i più svariati motivi. Non sappiamo cogliere dalla ricchezza altrui e nemmeno donare la nostra. Tutto sommato, mi pare, che non sappiamo incontrarci.  Sono contenta che in questo vostro blog si respiri un profumo diverso. Complimenti”.


                                                           L’autrice
Carla Cucchiarelli è nata e vive a Roma, dove lavora come giornalista. Ha una figlia adolescente e una marea d’interessi, tutti legati in qualche modo al mondo della cultura. “Ho ucciso Bambi” è il suo primo romanzo, 0111 Edizioni.
Sinossi:
Quattro adolescenti, una scuola ed una strage. “Ho ucciso Bambi”, ambientato in un ipotetico liceo della capitale, racconta un drammatico episodio di bullismo al femminile. Da una parte ci sono Silvia e Debby, legate da un’amicizia indissolubile, dall’altra Eleonora, la vittima sacrificale, scelta nel mucchio perché reputata “perfetta” e quindi pericolosa. Sara, la ragazza che riuscirà a sopravvivere a quel drammatico giorno, osserva tutto con gli occhi del rimpianto, diventando precocemente adulta. 



Intervista a cura di MaidinItali - Management creativo

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